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Old July 16th, 2014 #1
alex revision
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Default L’Incroyable Affaire Faurisson . L’incredibile affare Faurisson



Riceviamo e pubblichiamo…




Cari Corrispondenti, l’opuscolo di 80 pagine intitolato dal suo editore, Pierre Guillaume, L’Incroyable Affaire Faurisson (L’incredibile affare Faurisson) è stato pubblicato per la prima volta nel 1982. E’ diventato un pezzo raro della bibliografia del revisionista. Eccolo in una nuova edizione on line, rivisitata e corretta, e con una nuova presentazione.

La sua lettura è indispensabile per comprendere come dei magistrati francesi siano stati portati, in una sentenza del 26 aprile 1983, a rendere omaggio alla qualità delle mie ricerche e delle mie conclusioni sull’impossibile esistenza delle pretese camere a gas hitleriane. Si legga nello specifico da pagina 33 a pagina 76.

Dal 1983 altri argomenti apparsi hanno confermato pienamente la posizione revisionista sia sulle pretese camere a gas hitleriane, sia sul preteso sterminio o tentativo di sterminio degli ebrei europei. Attualmente lo straordinario rumore mediatico conferma e rileva la definitiva impotenza di replica degli storici convenzionali ai revisionisti. Di seguito si troverà la nuova presentazione, per ciò che riguarda l’opera nella sua integralità, si potrà leggerla sia in allegato sia all’url http://robertfaurisson.blogspot.fr/1982/09/lincroyable-affaire-faurisson.html.



L’incredibile Affare Faurisson

(due edizioni nel 1982; qui 3a edizione, rivisitata e corretta nel 2014)

Presentazione del 5 luglio 2014


Tra i numerosi processi contro il Professore Robert Faurisson, il più importante per la sua portata e le sue conseguenze, è stato quello che si è concluso con la memorabile sentenza,del 26 aprile1983 <http://robertfaurisson.blogspot.fr/1983/04/communique-texte-de-larret-du-26-avril.html>, che, senza esagerare ha segnato, per la LICRA (ex LICA) e per la pletora di associazioni ebree e non ebree, una cocente sconfitta.




E’ proprio per questa sconfitta che gli avversari del professore si sono allora impegnati nella preparazione di una legge, speciale ed eccezionale, che, sette anni dopo, il 13 luglio 1990, molto semplicemente punirà “coloro che avranno contestato […] l’esistenza di uno o più crimini contro l’umanità” definiti e puniti prima di tutto, nel 1945-46, dal Tribunale militare internazionale (TMI) di Norimberga, dove i vincitori hanno giudicato il vinto : la Germania nazionalsocialista. Questa legislazione aberrante viene comunemente denominata “legge Faurisson” o “legge Fabius-Gayssot” (si veda Eric Delcroix, La Police de la pensée contre le Révisionnisme / Du jugement de Nuremberg à la loi Fabius-Gayssot <http://archive.org/stream/LaPoliceDeLaPenseContreLeRvisionisme/EDpolpen_djvu.txt> , diffusione R.H.R., 1994, La Sfinge, Rome, 2006, 128 p.). Laurent Fabius, cattolico non praticante di origine ebrea, ricchissima sommità del partito socialista, era all’epoca presidente dell’Assemblea nazionale mentre Jean-Claude Gayssot era deputato staliniano della regione parigina.

Nel 1982, nelle sue due prime edizioni, de La Vielle Taupe – cioè di Pierre Guillaume – L’incredibile Affare Faurisson si presentava sottoforma di un opuscolo di 80 pagine, firmato “Il Cittadino”. La copertina riportava ironicamente : Piccoli supplementi alla Guida dei diritti delle vittime, N°1, L’incredibile Affare Faurisson. A pagina 3 si leggeva : Supplemento N°1 / “il vero e il falso in una singolare controversia civile”; poi fu annunciata la presentazione (pagg: 5-22), intitolata : “Non andremo più nel bosco” e firmata “Dagobert” (in realtà erano tre universitari: Marc Rouanet, Jean-Louis Tristani e un anonimo). Venivano anche annunciate in primis le conclusioni depositate dai convenuti, per un totale di 11 a cominciare dalla LICRA (pagg.25-32), poi le conclusioni di R. Faurisson (pagg. 33-76). Le tre pagine finali (77-80) presentavano due documenti e una bibliografia. Il lettore desideroso di andare subito all’essenziale può limitarsi a leggere le pagine 25-32 2 33-76. Costaterà la leggerezza dell’accusa e la serietà degli argomenti della difesa.

La presente edizione, rivisitata e corretta, data del 2014, resta inteso che le ultime correzioni apportate al testo sono datate 5 luglio 2014. Sono passati 32 anni, più o meno il tempo di una generazione, dalla prima comparsa di quest’opuscolo apparentemente modesto, ma di grande importanza per la storia del revisionismo. Non s’immagina oggi con quale sicurezza regnasse ancora nel 1982, nonostante i notevoli lavori di Paul Rassinier, la convinzione totalmente infondata, che lo sterminio fisico degli ebrei e le camere a gas naziste fossero realmente esistiti.




Certo, un duro colpo era stato portato a questa convinzione, nel 1978-79 dalla comparsa nel giornale Le Monde, di una vivace controversia sulle scoperte e sugli argomenti del Professor Faurisson. Prima, il 19 marzo 1976, quest’ultimo aveva scoperto i progetti, meticolosamente nascosti dal 1945, dei crematori di Auschwitz e di Birkenau, pretesi contenitori di camere a gas omicide. Ora quei progetti mostravano quel che ne era dei mostruosi mattatoi chimici, gli stabili di cremazione non contenevano, vicini a una stanza di forni, che delle inoffensive sale, dette “depositi”, dove erano lasciati i cadaveri, in attesa di essere inceneriti; in tedesco, quelle sale, si chiamavano “Leichenhalle”o “Leichenkeller” a seconda che si trovassero a piano terra o semi interrate per assicurare una relativa frescura durante l’estate.

Grazie alla scoperta di questi progetti e alle sue constatazioni in situ, ad Auschwitz e Birkenau, dimostranti l’impossibilità dell’esistenza e del funzionamento di qualsiasi camera a gas omicida in quei luoghi, il professore aveva seriamente umiliato coloro che chiamava “gli storici di carta”. Certo, nel 1980, l’opera di Serge Thion, Vérité historique ou vérité politique ? / Le dossier de l’affaire Faurisson / La question des chambres à gaz <https://archive.org/details/VritHistoriqueOuVritPolitique> a sua volta turbò il mondo della ricerca storiografica.

Certo, sempre nel 1980 Robert Faurisson replicò ai suoi avversari con il suo Mémoire en défense contre ceux qui m’accusent d’avoir falsifié l’histoire <http://vho.org/aaargh/fran/archFaur/1980-1985/RF8011xx1.html> . Ma è probabile che ciò che abbia definitivamente inchiodato i sostenitori della storia ufficiale sia questo modesto opuscolo del 1982 dove, aiutato dai suoi amici, R. Faurisson ha sviluppato nelle sue proprie conclusioni per i magistrati della Corte d’Appello di Parigi (1a camera, sezione A, presidente François Grégoire) un’argomentazione storica, scientifica e giuridica di una tale pertinenza e di una tale meticolosità che i magistrati, nella loro sentenza del 26 aprile 19 <http://robertfaurisson.blogspot.fr/1983/04/communique-texte-de-larret-du-26-avril.html>, finirono con l’ammettere di non aver trovato negli scritti o nelle dichiarazioni del professore sul “problema delle camere a gas” nessuna traccia di ciò che i suoi avversari avevano creduto di individuare.

Non vedevano negli scritti di R. Faurisson sul soggetto in questione, la minima traccia di: 1) leggerezza, 2) negligenza, 3) ignoranza volontaria, 4) menzogna e concludevano che tutti dovevano eventualmente vedersi riconoscere il diritto di dargli ragione su questo “problema”; per usare i loro propri termini conclusero cosi: “ Il valore delle conclusioni difese dal Signor Faurisson [per ciò che concerne il problema dell’esistenza delle camere a gas naziste] rileva quindi [sottolineato da noi] dal solo apprezzamento degli esperti, degli storici e del pubblico”. Tuttavia, coraggiosi ma non eroici, questi stessi magistrati combinarono la loro sentenza con una restrizione sul carattere forse doloso (?) del professore e condannarono quest’ultimo, ma non per “danni a terzi per falsificazione della storia” come lo speravano tanto gli accusatori.





Dopo questa sentenza del 26 aprile 1983 gli avversari del professore non si sono mai ripresi da una tale sconfitta. Mai più, malgrado fiumi di nuovi tentativi per una trentina d’anni, hanno potuto ottenere dai magistrati una qualsiasi condanna di Faurisson per falsificazione della storia o per un qualsiasi falso. L’ultimo tentativo in questo senso è stata quello di Robert Badinter. L’ha presa molto male l’ex ministro della Giustizia e Guardasigilli.

L’arrogante personaggio, nel 2006 si vantava di aver personalmente fatto condannare nel luglio 1981 “Faurisson, perché falsificatore della storia” (sic). Citato in giustizia, offrì nel 2007, alla XVII camera del tribunale correzionale di Parigi, lo spettacolo di un miserabile secchione sorpreso ad imbrogliare. Nella giudizio reso il 21 maggio 2007, si poteva leggere, alla pagina 16 del testo, che R. Badinter aveva semplicemente “fallito nella sua offerta di prova”.

Ma attenzione! Nella sua estrema indulgenza per il personaggio, il tribunale gli accordò il beneficio della buona fede (!) e condannò Faurisson a versare 5 000 € al milionario. Da allora, senza ricorrere in appello, il professore si concede la soddisfazione di chiamare Robert Badinter, “bugiardo mio, mio diffamatore…in buona fede <http://robertfaurisson.blogspot.fr/2007/10/robert-badinter-mon-diffamateur.html> ».





Nel corso degli ultimi tre decenni, l’edificio della Grande Menzogna ha cominciato a degradarsi a grossi pezzi , per poi crollare definitivamente sul piano strettamente storico e scientifico . Nessuno, sul quel piano, può pretendere di detenere la minima prova dell’esistenza e del funzionamento, anche di una sola camera a gas nazionalsocialista (si veda « Les Victoires du révisionnisme (suite) <http://robertfaurisson.blogspot.fr/2011/09/les-victoires-du-revisionnisme-suite.html> » dell’11 settembre 2011).

Nessuno è in grado, “malgrado le ricerche più erudite” (Raymond Aron d’accordo con François Furet, il 2 luglio 1982), di affermare che si possieda la prova di un ordine dato sia agli Einsatzgruppen sia ad altri corpi polizieschi o militari da una qualsiasi autorità del III Reich di sterminare fisicamente gli ebrei. I Tedeschi non hanno mai auspicato “la soluzione finale della questione ebraica” nel senso di uno sterminio fisico ma hanno semplicemente ricercato “una soluzione finale territoriale della situazione ebraica” :« eine territoriale Endlösung der Judenfrage » ; in altre parole, volevano allontanare gli ebrei dallo “spazio vitale tedesco” e costringerli a stabilirsi in un territorio che avrebbe potuto, come gli stessi sionisti, lo avevano qualche volta contemplato, nel Madagascar, in Uganda, in Argentina, in Russia o altrove ma non in Palestina, e questo “a causa del nobile e valoroso popolo arabo” (voy. « Heinrich Himmler et les juifs <http://robertfaurisson.blogspot.fr/2012/07/heinrich-himmler-et-les-juifs.html>» del 16 luglio 2012).


Oggi, nel 2014, il Mito non tiene più se non per gli artifizi della Propaganda, della Memoria, della Credenza religiosa e della Repressione.

In futuro, nessuno storico potrà scrivere una storia dell’<<Olocausto>> senza menzionare opportunamente quest’opuscolo, modesto nelle dimensioni ma cosi pericolosamente efficace per le sue conseguenze storiche. E questo ancor di più grazie all’invenzione d’internet, questa terza edizione del 2014 ha potuto arricchirsi di “collegamenti ipertestuali” che, con un semplice clic, permettono al lettore di oggi di allargare notevolmente il campo di visione e di apprezzare la vittoria del revisionismo sul piano strettamente storico e scientifico.

ROBERT FAURISSON: L’Incroyable Affaire Faurisson

http://robertfaurisson.blogspot.fr
 
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